"Un cielo privato ma condiviso": la poesia di Enrico Testa da Le faticose attese a Cairn

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"Un cielo privato ma condiviso": la poesia di Enrico Testa da Le faticose attese a Cairn

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dc.contributor Universidade Federal de Santa Catarina pt_BR
dc.contributor Núcleo de Estudos Contemporâneos de Literatura Italiana (NECLIT) pt_BR
dc.contributor.author Literatura Italiana Traduzida
dc.contributor.author Moliterni, Fabio
dc.date.accessioned 2022-09-24T18:38:58Z
dc.date.available 2022-09-24T18:38:58Z
dc.date.issued 2022-08-12
dc.identifier.citation MOLITERNI, Fabio. "'Un cielo privato ma condiviso': la poesia di Enrico Testa da Le faticose attese a Cairn", v. 3, n. 2, mai-ago, 2022. pt_BR
dc.identifier.issn 26754363
dc.identifier.issn 2675-4363
dc.identifier.uri https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/240147
dc.description.abstract Enrico Testa è giunto al suo sesto libro di poesie e ha festeggiato proprio con il 2018 appena trascorso il trentennale della sua opera d’esordio[1]. I versi dell’ultima raccolta coprono gli anni 2012-2017[2]: si tratta di una gestazione pluriennale che viene puntualmente registrata ad apertura della Nota d’autore, così come avveniva nelle precedenti plaquette (con una scansione che solitamente indicava con regolarità la durata di un lustro tra una raccolta e la successiva). Sempre in dialogo con una precisa idea di poesia che discende dai suoi “maestri” riconosciuti, Montale Caproni e Sereni, nell’arco ormai di un trentennio la sua scrittura in versi è cresciuta al riparo dai rischi del manierismo, delle sterili imitazioni epigoniche e dalle sirene cagionevoli e volubili delle mode o del mercato. Voglio dire che la pronuncia di Testa si è fatta via via sempre più riconoscibile e personale, si è aperta con il tempo a una varietà significativa di registri formali e di risonanze concettuali, restando allo stesso tempo tenacemente fedele alle sue origini. È, questo, il segno di una tensione dialettica nella quale vive la sua scrittura in versi, che non si risolve mai in un dettato uniforme o monotono né appartiene con certezza a questa o a quella scuola, linea o corrente, e resta come sospesa sul crinale tra continuità e discontinuità, tradizione e postumità, tra un prima e un dopo la lirica, come recita il titolo di una sua antologia sulla poesia del secondo Novecento a tutti nota[3]: è una delle aporie o dei paradossi che attraversano la sua opera in versi, risuonando in particolare all’interno di questo ultimo libro. Dove, come cercherò di mostrare, alle costanti retoriche e tematiche della sua scrittura lirica, a certe modalità enunciative oramai riconoscibili e familiari si sovrappongono alcuni elementi di novità che forse risentono delle riletture critiche che, contemporaneamente alla stesura di Cairn, Testa andava facendo intorno a Montale e in particolare al Montale della “vecchiaia”, da Satura in poi[4]. Di seguito tratteggerò i punti salienti di questa tensione tra continuità e variazioni. pt_BR
dc.language.iso it pt_BR
dc.publisher Literatura Italiana Traduzida pt_BR
dc.rights Open Access en
dc.subject enrico testa pt_BR
dc.subject poesia contemporânea pt_BR
dc.subject poesia italiana pt_BR
dc.title "Un cielo privato ma condiviso": la poesia di Enrico Testa da Le faticose attese a Cairn pt_BR
dc.type Article pt_BR


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