Abstract:
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Basta leggere i primi capitoli del romanzo L’Arminuta[1], di Donatella Di Pietrantonio, per accorgersi che gran parte degli incontri e degli altri inaspettati scontri che costituiscono il testo non disegnano mai una linea dritta o unidirezionale, benché l’arco narrativo si svolga nel breve periodo di circa un anno, tra l’estate del 1975 e l’autunno del 1976, in Abruzzo, tra il mare e la montagna. A dire la verità, l’intero romanzo si costruisce sotto il segno del ritorno. Dal titolo fino all’ultimo capitolo, senza dimenticare nemmeno l’epigrafe morantiana tratta, con cura ed esattezza, da Menzogna e sortilegio: “Ancora oggi, in certo modo, io sono rimasta ferma a quella fanciullesca estate: intorno a cui la mia anima ha continuato a girare e a battere senza tregua, come un insetto intorno a una lampada accecante”. |